Gli oli essenziali vengono prodotti per distillazione in corrente di vapore, pressione a freddo, estrazione iperbarica con CO2 ed estrazione con solventi. Ogni metodo ha i suoi vantaggi e svantaggi e produce una qualità diversa di olio essenziale.
Distillazione in corrente di vapore
La distillazione in corrente di vapore è il metodo più comune di estrazione degli oli essenziali da legno, corteccia, resina e foglie. La distillazione si avvale delle capacità estrattive del vapore e, a volte, della pressione per estrarre la parte aromatica dal materiale erbaceo.
La pianta scelta per l’estrazione viene posta su una reticella sopra all’acqua in ebollizione, oppure un flusso di vapore surriscaldato viene incanalato in modo che passi attraverso la pianta.
Quando il vapore passa attraverso la pianta i componenti volatili vengono trascinati via, si condensano in una serpentina e precipitano sotto forma di acqua distillata e componenti volatili. Questa miscela viene raccolta in un imbuto separatore.
L’acqua distillata, che è più pesante, si dispone sul fondo del recipiente mentre gli oli essenziali, che sono più leggeri, rimangono sulla superficie.
A questo punto, si apre una valvola e gli oli essenziali vengono separati dall’acqua.
Esistono metodi di distillazione con il vapore molto primitivi che impiegano poco calore e necessitano anche di un mese per distillare una certa quantità di olio essenziale. Il vantaggio della distillazione “lenta” è che i tempi lunghi (e la pazienza) permettono di estrarre delicatamente alcune delle molecole più grosse, producendo così un’essenza che ha una varietà più ampia di aromi.
I metodi di distillazione moderni usano temperature più alte per estrarre molto velocemente gli oli essenziali, a volte in pochi minuti. Questo metodo permette una produzione molto veloce, a basso costo ed efficace, ma il bouquet di odori viene ristretto e questo comporta una perdita di alcune delle possibili qualità terapeutiche.
Pressione a freddo
La pressione a freddo è il metodo più adatto per il trattamento delle bucce degli agrumi (limone, arancia, pompelmo, bergamotto e mandarino) che vengono spezzettate o macinate e poi pressate per estrarre la componente di olio essenziale che vi è contenuta.
La natura meccanica di questo procedimento produce oli essenziali non molto puri che tendono a ossidarsi o a perdere le loro proprietà, se sono conservati senza refrigerazione per più di due anni. Gli oli essenziali distillati con il vapore, invece, sviluppano con gli anni un aroma più ricco e in alcuni casi hanno un tempo di conservazione illimitato.
Estrazione con CO2
Questo tipo di estrazione utilizza CO2 pura alla pressione di circa 22 atmosfere (la stessa pressione che si trova ad una profondità subacquea di circa duecento metri).
Ad alta pressione la CO2 diventa liquida e può estrarre gli oli essenziali dalla pianta. Il liquido viene poi fatto defluire e depressurizzato, a questo punto la CO2 diventa un gas innocuo e quel che rimane sul fondo del recipiente è olio essenziale puro.
Questo metodo è utile soprattutto per gli aromi più volatili come la tuberosa e il gelsomino in cui i fiori hanno delle componenti molto leggere che si perdono facilmente. Inoltre, l’olio essenziale ottenuto non è influenzato dal calore, l’estrazione è quasi istantanea e completa, il solvente è inerte e non ci sono reazioni tra questo e le sostanze aromatiche.
Tuttavia, il costo dell’apparecchiatura per la compressione è molto alto e gli oli prodotti con questo sistema sono più costosi di quelli prodotti con la distillazione in corrente di vapore.
Estrazione con solvente
Anche questo metodo è adatto per i fiori con aromi molto volatili. Il solvente utilizzato può essere esano o etere che viene versato sui fiori raccolti. Una volta evaporato il solvente, rimane un residuo molto spesso e colloso conosciuto come “concreta”. La concreta può esser diluita in alcool che, dopo esser evaporato, l’olio essenziale che rimane viene chiamato “assoluta”.
Questo metodo è quello preferito dai profumieri perché, non usando calore, pressione o spremitura meccanica, il profumo dei fiori non viene alterato. Invece, per l’aromaterapia è il sistema meno adatto e gli oli prodotti in questo modo non vengono mai prescritti per uso interno, perché nell’olio essenziale rimane sempre una piccola frazione dell’idrocarburo usato come solvente che può essere dannoso per il sistema immunitario umano e causare reazioni nelle persone sensibili.
Enfleurage
Questo metodo tradizionale di estrazione, ormai poco usato, è il metodo usato per estrarre gli oli essenziali dai petali e dalle parti molto tenere delle piante (viola, rosa, gelsomino), che altrimenti si danneggerebbero facilmente in presenza di calore.
I fiori vengono appoggiati su lastre ricoperte di grasso purificato, sfruttando la capacità dei grassi, di assorbire gli odori. I fiori cedono al grasso il loro profumo e sono sostituiti con altri fiori, finché il grasso non si satura di profumo. Poi si scioglie il grasso con alcol e quindi si separa l’olio essenziale.